Intervista alla Prof.ssa Lucia Ruggeri, nuova Direttrice della Scuola di Giurisprudenza
«Le transizioni in atto richiedono tanto pensiero giuridico-economico-sociale. Camerino è pronta»
Ci spieghi come è strutturata la «Scuola di giurisprudenza» (insegnamenti, corsi di laurea, dottorati...).
Tre sono i corsi di laurea presenti nella nostra Scuola: «Giurisprudenza», di durata quinquennale, «Scienze giuridiche per l’innovazione organizzativa e la coesione sociale», di durata triennale e «Gestione dei fenomeni migratori e politiche di integrazione nell’Unione Europea», di durata biennale. Con questa variegata offerta vorremmo fornire chiavi di lettura e strumenti per comprendere le profonde trasformazioni in atto, sia organizzative (nuove professioni, uso dell’intelligenza artificiale), sia politico-sociali (fenomeni migratori, globalizzazione). Resta centrale e attrattiva giurisprudenza, ma ad essa abbiamo progressivamente aggiunto corsi che possano intercettare nuove esigenze di formazione. A coronamento di tutto vantiamo un ottimo post lauream costituito da un dottorato di ricerca internazionale in «Legal and social sciences», una prestigiosa Scuola di specializzazione in diritto civile e numerosi master e corsi di alta formazione.
Perché «scuola» e non più «facoltà»?
La riforma Gelmini ha soppresso le facoltà di un tempo e le ha sostituite con dipartimenti, nei quali si concentrano sia attività formative che di ricerca. Il nostro ateneo ha optato per la denominazione «Scuola», la quale ricomprende in sé ogni competenza del «Dipartimento».
Nelle Marche ci sono tre dipartimenti giuridici su quattro atenei: vi differenziate o c’è qualche sovrapposizione?
I dipartimenti di giurisprudenza operanti nelle Marche sono presenti negli atenei di Macerata e Urbino. Macerata è un ateneo più grande di quello di Camerino, con connotazione prevalentemente umanistica che, grazie a un organico molto numeroso, riesce a esprimere accanto al corso di giurisprudenza una molteplicità di corsi triennali con declinazioni in chiave di diritto comparato, nonché con intersezioni con le scienze che si occupano di servizi sociali e digitalizzazione. Urbino, anch’essa università di medie dimensioni, vanta un dipartimento giuridico che offre una laurea in giurisprudenza e una laurea triennale declinata essenzialmente sulla formazione di consulenti del lavoro, caratterizzata dallo studio di tematiche di sicurezza. Già da questa descrizione emerge che i tre dipartimenti marchigiani non offrono una offerta formativa sovrapponibile. La laurea professionalizzante in giurisprudenza, comun denominatore di ogni dipartimento di giurisprudenza italiano, proprio a Camerino si sta caratterizzando per attività molto utili, quali laboratori di redazione di contratti e atti processuali, tecniche di negoziazione, con un significativo spazio a stage in enti convenzionati. Una formazione «concreta» per una next generation di giuristi camerti che onori la tradizione di tante carriere e successi professionali iniziati proprio qui in questa «città sul monte». Credo molto anche nel recupero di una naturale apertura di giurisprudenza a accogliere studenti stranieri attraverso strumenti messi a disposizione dall’attuale normativa quali mobilità Erasmus e lauree «a doppio titolo» in convenzione con atenei stranieri. In questo modo cresceremo non tanto solo in termini numerici, ma potremmo anche contribuire a rendere Camerino un luogo speciale in cui giovani di nazioni diverse si incontrano e si formano insieme. Come emerge da numerose indagini, abbiamo bisogno di una cultura giuridica che sia europea e internazionale anche questo potrebbe essere un modo per caratterizzarci.
Prima di lei Simona Colarizi (1979) e Antonietta De Blase (1996): ci sono voluti un intervallo di quasi venti anni affinché ci fosse la seconda elezione di una donna e ora quasi trenta perché un’altra donna fosse chiamata ai vertici della facoltà giuridica camerte...
È proprio vero tre donne in un arco di oltre quaranta anni sono davvero poche, ma il «muro di cristallo» stiamo riuscendo a romperlo. Mi piace segnalare che il vicario di giurisprudenza, che mi affiancherà in questo mandato, è anch’essa donna (la storica del diritto, prof.ssa Carlotta Latini). Amo lavorare in team al femminile: i consorzi europei da me coordinati hanno avuto sempre come responsabili scientifiche nei vari Stati solo donne. Insomma, spero tanto che questo possa essere di conforto alle studentesse della nostra Scuola. In una gita di istruzione svolta lo scorso anno presso la Corte di giustizia è stato bello mostrare loro la Torre Rocca, dedicata a Giustina Rocca, la prima avvocata della storia di Europa che l’8 aprile del 1500 riuscì a chiudere una controversia con un lodo arbitrale. Mi piace anche collegare l’arbitra Giustina allo sviluppo di una cultura della gestione delle controversie diversa da quella tradizionale fatta solo di lunghi processi. La gestione delle controversie con modalità alternative al processo è, del resto, un settore che caratterizza l’area giuridica camerte, che, grazie al prof. Giovanni Arieta, da quasi venti anni forma con corsi accreditati dal ministero della giustizia, mediatori civili e commerciali. Anche questo ci connota e lo voglio ricordare perché oggi l’ente ha per responsabile proprio una donna, la prof.ssa Maria Pia Gasperini.
C’è stato un tempo in cui la facoltà di giurisprudenza era il traino, per numero di studenti, dell’Università di Camerino. Poi cosa è accaduto?
La proliferazione, sostanzialmente senza strategico controllo, delle sedi universitarie, la moltiplicazione di università telematiche, l’ingresso di atenei privati dotati di finanziamenti spesso non comparabili con quelli pubblici, hanno condotto a una esplosione dell’offerta formativa in area giuridica. L’introduzione di lauree brevi in area giuridica ha indebolito l’attrattività del tradizionale più lungo percorso di giurisprudenza: si pensi che nel 2024 «Il Sole-24 ore» ha censito un’offerta formativa di area giuridica di ben 160 corsi che costellano ogni zona di Italia. Questi cambiamenti, determinati dalle politiche legislative, abbinati al calo demografico e alla perdita di attrattività delle professioni legali tradizionali, hanno fortemente inciso anche sulle scelte dell’arteneo di Camerino, che progressivamente ha sempre più puntato su un’offerta formativa in area scientifico-tecnologica. In questo scenario così complesso, progressivamente, l’area giuridica ha perso un po’ dappertutto il tradizionale ruolo di traino dei numeri degli studenti. Sono, però, fiduciosa che in futuro la nostra Scuola possa avere margini di miglioramento e possa dare un contributo importante all’ateneo. La nostra didattica è poco costosa, non richiedendo uso di laboratori, macchinari e un incremento numerico è un contributo che confido potremo dare con un impatto rilevante a beneficio della nostra università. Siamo convinti di essere una risorsa non solo in chiave di analisi costi-benefici, ma anche in chiave culturale, perché le transizioni in atto richiederanno tanto pensiero giuridico-economico-sociale e la nostra Scuola sarà ben lieta di dare un contributo di qualità con le sue ricerche e con il suo ricchissimo network relazionale.
[r.o.m.]